ATTIVITA’ FISICA ADATTATA ALLA PERSONA OSTEOPOROTICA – RUOLO DELLE SCIENZE MOTORIE
ANFITEATRO F. PACINI – SEZIONE DI ANATOMIA UMANA E ISTOLOGIA 24 GENNAIO 2018 ORE 9.00
Il consueto convegno di fine primo semestre dei miei corsi è giunto alla 13^ edizione. Anche l’argomento di quest’anno è di grande interesse perché riguarda il ruolo delle Scienze Motorie nella prevenzione e nel trattamento di alcune problematiche che si trova ad affrontare la persona osteoporotica. Ascolteremo il punto di vista dell’anatomico con la relazione del Prof. Ferdinando Paternostro, l’inquadramento diagnostico e terapeutico del reumatologo Prof.ssa Daniela Melchiorre, e l’intervento della Dott.ssa Erica Paccini e mio che sono determinanti sia nella scelta dell’esercizio fisico adattato, aerobico, con carichi distrettuali, antalgico, ecc. che nella descrizione delle strategie di educazione comportamentale per la prevenzione delle cadute ed infine nell’inserimento nel protocollo di lavoro di alcuni accorgimenti che rendono il nostro apporto originale e irrinunciabile.
Mi riferisco in particolare al riequilibrio posturale metodo C.A.MO. ® e ai programmi integrati di Postural Back School che spaziano dalla prevenzione delle cadute alle strategie motorie per l’allenamento dell’equilibrio, la tecnica di passo e le sollecitazioni della sensibilità propriocettiva specifiche sul piede e sull’arto inferiore.
Nella persona osteoporotica questi accorgimenti sono indispensabili considerando che la trabecola ossea lesionata perde, dal punto di vista biomeccanico, la sua funzione strutturale (riduzione della rigidezza e della resistenza dell’osso) per cui si può, al limite, recuperare del tutto la densità ossea iniziale pur avendo ormai compromessa gravemente la funzione strutturale. Questa visione concorda con l’osservazione del prodursi di fratture osteoporotiche nell’osso spongioso, pur in presenza di valori di densità ossea tutt’altro che sospetti. La postura incongrua, spesso cifotica, della persona anziana è perdurante e determina aggiustamenti posturali non virtuosi e sottopone l’apparato locomotore a carichi mal distribuiti e i corpi vertebrali a rischio di frattura
Soprattutto nelle donne in età menopausale sono da attendersi notevoli decrementi di resistenza meccanica del corpo vertebrale in concomitanza di modeste riduzioni di densità ossea. Si riduce la rigidezza dell’osso mentre invece i carichi da sopportare restano sostanzialmente gli stessi, anche da questo ne consegue un incremento delle deformazioni.
Questo le mette “a rischio”, anche se sottoposte a carichi statici di compressione in attività del tutto ordinarie, come rimanere a lungo sedute (la L3 viene sottoposta a una compressione 1250-1450 N. pari a circa il 25% del suo carico di rottura per soggetti integri e giovani, carico che aumenta nelle posizioni scorrette).
Inoltre con l’avanzare dell’età la somma dei fenomeni degenerativi porta il sistema rachide verso un irrigidimento generale che riduce la sua capacità di attenuare le sollecitazioni derivanti da fenomeni di vibrazione e di urto ( automobile, corsa, podismo). Se a questo si aggiunge una fragilizzazione dell’osso e una riduzione di resistenza, queste situazioni, specie se aggravate da dimorfismi o, come in molti casi, da scorretti atteggiamenti posturali, diventano altamente pericolose.
Il nostro apporto è dunque fondamentale per recuperare la mobilità residua, incrementare la forza muscolare e riequilibrare la postura; a questi protocolli di esercizio fisico abbiniamo accorgimenti per la prevenzione delle cadute.
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