DIARIO DI UNA PICCOLA VITTORIA PERSONALE
Scrivo questo post perché penso possa tornare utile a molti, ma lo scrivo in veste di chinesiologo - vale a dire laureato, studioso ed esperto nelle scienze motorie - nonché di atleta abituato dall’infanzia ad ascoltare e a portare al limite il proprio corpo.
Faccio questa premessa - che non è il panegirico onanistico e autocelebrativo tipico dei social – per disincentivare esplicitamente qualsiasi ipotesi di emulazione o fai da te, raccattando protocolli di allenamento o dieta sparsi sul web: le scienze motorie sono appunto scienze e, per quanto oggi abusato il termine, devono essere di competenza di chi ne ha fatto oggetto di specifici studi e esperienze. La fisiologia dell’esercizio, che ne costituisce la base, è cosa affatto diversa dalla fisiologia medica, perché, in condizioni anomale ed estreme, il nostro corpo attua una serie di adattamenti – pensate all’aumento della frequenza cardiaca, del ritmo respiratorio e della sudorazione, per citare i più evidenti - utili a sopportare l’agente stressante senza incorrere in danni. Quando la somministrazione di queste condizioni stressanti diviene cronica, pianificata e strutturata, entriamo più propriamente nell’ambito della “fisiologia dello sport”, ancora più specifica. Perciò non bisogna affidarsi al fai da te, all’improvvisazione o all’emulazione, ma ad un chinesiologo, che non è quello che dice su quali attrezzi sederti in palestra.
Lo scorso 22 giugno ho dovuto sottopormi ad una meniscectomia selettiva, cioè un intervento di “pulizia” del menisco del ginocchio da una lesione causata da traumi sportivi. Non soffrivo particolari limitazioni funzionali, ma la tipologia di lesione poteva degenerare fino al punto di bloccare l’articolazione, per cui ho optato per l’intervento. Ho pertanto iniziato ad allenarmi mesi prima per arrivare all’intervento nelle condizioni più idonee: ho concentrato il potenziamento sugli arti inferiori – squat, affondi, corsa sulla sabbia asciutta o in acqua, bicicletta ecc. - mentre evitavo di sollecitare l’ipertrofia sui distretti superiori, che continuavo comunque ad allenare per completezza, equilibrio e piacere. Ho ridotto la percentuale di grasso corporeo fino al 12-13%: in questo modo, ho ottenuto un peso corporeo massimamente contenuto e muscoli forti per sgravare l’articolazione nel postoperatorio. Ho contemporaneamente disciplinato l’idratazione e l’alimentazione, ricorrendo all’integrazione solo ove necessario – integratori sorretti da evidenze scientifiche, non da palestrati del web. Sono così giunto al giorno dell’intervento in forma eccellente, come se dovessi sostenere una gara, persino idratato a dispetto delle necessarie ore di digiuno totale precedenti all’operazione – è infatti possibile scegliere dove principalmente indirizzare l’acqua che si beve. Nelle mani di un’eccellenza della chirurgia ortopedica - il dott. Alberto Costantini, che nuovamente ringrazio per l’amicizia che ancora una volta mi ha dimostrato – l’intervento in artroscopia è stato rapido e preciso: appena rientrato in camera dalla sala operatoria, ho iniziato subito ad eseguire esercizi di mobilità articolare del ginocchio, approfittando del fatto che non si fosse ancora gonfiato.
Dopo il viaggio di rientro da Roma nel giorno successivo, ho cominciato un vero e proprio allenamento del ginocchio, calibrando i vari parametri di carico e recupero: senza più fasciatura ma usando le stampelle, dopo 48 ore dall’intervento percorrevo già 4,5 km (circa 7000 passi) in falso piano. Il giorno seguente, chiudevo all’incirca la stessa distanza, ma modulando l’intensità del carico in graduale aumento giocando con l’altezza delle stampelle. Il quinto giorno – a 11.333 passi non più in solo piano - sentivo di non aver più bisogno delle stampelle, ma per prudenza le ho abbandonate solo il giorno successivo, in cui percorsi la medesima distanza senza alcun ausilio, ma di nuovo in falso piano. Avevo inoltre conseguito un’estensione del ginocchio quasi completa, e una flessione superiore ai 120°. Dopo aver chiuso i 10 km nel sesto giorno, il 29 giugno, ad una settimana dall’intervento, arrivai a percorrere oltre 12 km (più di 18.000 passi) senza alcuna difficoltà e senza alcun tipo di dolore. A tal proposito, preciso che non faccio mai uso di antidolorifici perché il dolore è una spia con la quale il corpo ci avverte che stiamo superando il limite: diventa una bussola fondamentale quando si naviga proprio sull’orlo di quel limite. Ad ogni modo, il 30 giugno percorrevo decine di km in bicicletta - in 4 ore complessive, e prevalentemente su strada in falso piano – e oltre 12 km a piedi. Anche la flessione del ginocchio era quasi completa, superiore ai 140° e dunque nella norma – soggettivamente, avendo praticato Muay Thai, ho un’iperflessione naturale.
Venerdì scorso, al mare, ho fatto la mia prima corsa successiva all’intervento. Rigorosamente su sabbia asciutta – quella in cui il piede sprofonda, in pratica annullando la forza di reazione a terra (risposta del suolo alla forza esercitata) – ho percorso 6 km ad una velocità pressocché costante di 7 minuti a km, a oltre 30 gradi di temperatura. Ben sotto la mia media, sia di distanza che di velocità, questa corsa è stata però una piccola vittoria: pur con tutte le cautele, nonostante il caldo umido e il mezzo secolo sulle spalle, ho ripreso a correre senza alcuna difficoltà a poco più di un mese dall’intervento.
Ciò che mi preme riportare, però, è che, durante la convalescenza, le parole che più mi venivano ripetute erano “NON TI STANCARE”. In realtà, pur apprezzando la buona fede in chi elargiva questo consiglio, è proprio stancandosi che si ottengono gli adattamenti, e quindi i miglioramenti. Il nostro corpo reagisce allo stress o stressor potenziando le cellule e i tessuti che l’hanno sofferto affinché quello stress non costituisca più un rischio. Lo stress può essere positivo o “buono” – eustress – o negativo e “cattivo” – distress. PER MIGLIORARE, NON C’È ALTRA STRADA CHE RICERCARE L’EUSTRESS: sarebbe impossibile prescinderne, come pretendere di abbronzarsi senza esporsi al sole. La bravura di chi somministra l’allenamento è proprio quella di dosare lo stress affinché rimanga eustress e non diventi distress. D’altronde, questo è il processo di adattamento alla base dell’esercizio fisico, in cui la fatica – che bisogna sopportare per arrivare allo stress – è un fattore indispensabile: non stancarsi significa stagnare la situazione attuale. Ciò che insegno nei miei corsi è soprattutto riconciliarsi con la fatica, fino ad imparare ad amarla: non è un mostro da evitare, bensì UNA STRADA DA PERCORRERE CON ABNEGAZIONE E SIN DA PICCOLI PER RAGGIUNGERE IL BENESSERE. Questa esperienza lo dimostra: ho faticato sia prima che dopo l’intervento, ma il mio ginocchio ha recuperato perfettamente e in tempi rapidissimi, e sta bene. Quindi, quando si ha la possibilità di pianificare un intervento chirurgico, è buona norma sottoporsi ad una adeguata preparazione fisica - possibile in ogni stato o situazione perché costruita e commisurata in base alle condizioni e capacità del singolo soggetto. Idem nel postoperatorio: il recupero sarà senza dubbio più rapido. Mi raccomando però, all’occorrenza, di affidarsi sempre a professionisti di comprovate esperienza e competenza: l’esercizio fisico può essere una risorsa fenomenale, un farmaco naturale superiore a qualsiasi altro, solo se ben appreso e gestito, nonché correttamente coadiuvato da idratazione, dieta e sonno.
Dott. Luigi Cervone - Chinesiologo
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