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26 Ottobre 2016 - Audizione DDL 3868 Professioni Sanitarie


CAMERA DEI DEPUTATI


Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana di fisica medica (AIFM),

dell'Associazione italiana massofisioterapisti (AIMFI), dell'Associazione italiana

ortottisti assistenti in oftalmologia (AIOrAO), dell'Unione sindacati dei chimici italiani

(U.Sin.C.I.), del Sindacato dei chimici liberi professionisti (S.I.Chi.L.P.) e di Elena Anna

Rita Martinelli, professore associato presso il Dipartimento di medicina sperimentale e

clinica – Università degli Studi di Firenze, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C.

3868 Governo, approvato dal Senato, recante «Deleghe al Governo in materia di

sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei

livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la

dirigenza sanitaria del Ministero della salute», e C. 334 Catanoso Genoese, C. 993

Rondini, C. 1088 Grimoldi, C. 1229 Lenzi, C. 1429 Fabbri, C. 1961 Miotto, C. 2518 Binetti,

C. 2781 Lodolini, C. 3263 Gregori, C. 3307 Vezzali, C. 3319 Vezzali, C. 3377 Lenzi e C.


3999 Elvira Savino.


Prof.ssa Elena Martinelli

Associato di ruolo, Scuola di Scienze della Salute Umana, Dipartimento di Medicina Sperimentale e

Clinica, Corso di laurea in Scienze Motorie Sport e Salute, CdL Magistrale in Scienze e Tecniche

dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattate

Università degli Studi di Firenze

Insegnamenti: Metodi e didattiche delle Attività Motorie III (M-EDF/01); Teoria, tecnica e didattica

dell’attività motoria preventiva e compensativa Teoria e metodologia del movimento umano, Teoria, tecnica

e didattica dell’educazione motoria preventiva, compensativa e adattata.


Settore concorsuale 11/D

Settore scientifico disciplinare 06/N2 evidenziato


06/N - Professioni sanitarie,

tecnologie mediche applicate,

dell'esercizio fisico e dello sport


06/N1 - Scienze delle professioni

sanitarie e delle tecnologie

mediche applicate


MED/46 - Scienze tecniche di

medicina di laboratorio

MED/47 - Scienze infermieristiche

ostetrico-ginecologiche

MED/48 - Scienze infermieristiche

e tecniche neuro-psichiatriche e

riabilitative

MED/50 - Scienze tecniche

mediche applicate


06/N2 - Scienze dell'esercizio

fisico e dello sport


M-EDF/01 - Metodi e didattiche

delle attività motorie

M-EDF/02 - Metodi e didattiche

delle attività sportive


Il programma europeo 2003-2008 denominato “Europa della Salute” rileva l’importanza dell’inserimento

delle pratiche di attività fisica nei sistemi nazionali della Salute riconoscendo all’esercizio fisico una

importanza basilare per la prevenzione di molte malattie “contemporanee” e per l’apprendimento di

corretti stili di vita: l’attività motoria come prevenzione all’insorgere di molte malattie, l’esercizio fisico

come uno degli aspetti da considerare e da promuovere in tutta la popolazione per migliorarne la

condizione di salute, l’attività fisica come un requisito non eliminabile di promozione e di mantenimento

della salute.


Mi sono diplomata all’ ISEF Statale della Lombardia di Milano nel 1977, vi ho insegnato Ginnastica Correttiva

dal 1978 fino al mio arrivo all’ISEF di Firenze negli anni ’90. Con il DL del 1998 la Ginnastica Correttiva è stata

sostituita dalla disciplina “Educazione Motoria Preventiva e Compensativa”. E’ la disciplina che si occupa,

nell’ambito delle Scienze del Movimento Umano, della prevenzione e del trattamento di soggetti portatori

di turbe psicomotorie e di disarmonie posturali, morfologiche e funzionali attraverso un adeguato progetto

chinesiologico adattato, in età evolutiva, adulta e anziana. Dal 2005 sono associato UNIFI.

Conosco bene cosa è successo in tutti questi 40 anni nella scuola, nello sport e nella libera professione. Le

numerosissime istanze, proposte, disegni di legge, ecc. che dagli anni ‘60-’70 ad oggi riproponiamo con

scadenza costante restano inevase e senza successo alcuno.


Nel nostro panorama politico si sono avvicendati tutti i colori dell’arcobaleno con la stessa non risoluzione

del problema.

Segno che gli interessi sono molti e nessuno vuole rinunciare a privilegi acquisiti.

Ebbene, anche gli interessi dei nostri studenti e colleghi (siamo un esercito in Italia) devono essere

salvaguardati ma prima ancora di loro devono essere salvaguardati i cittadini tutti ai quali deve essere

garantita la sicurezza di affidarsi a personale qualificato, e giuridicamente riconosciuto, sia per il

mantenimento della salute attraverso l’esercizio fisico (prevenzione primaria) che per i programmi

multidisciplinari di recupero dello stato di efficienza (prevenzione secondaria) e nei percorsi post riabilitativi

e di reinserimento congruo della persona nella vita attiva, lavorativa e sportiva.

E’ ormai condivisa la convinzione che lo stato di “confusione” nel quale si trovano ad operare gli attuali

laureati in SM sia lo stesso degli allora Diplomati ISEF. Non dimentichiamo che la figura del diplomato ISEF

non è mai stata salvaguardata nemmeno nella scuola dove chiunque poteva fare supplenza di Educazione

Fisica, tanto poi arrivavano i “corsi speciali” come sanatoria e i “chiunque” venivano assunti al pari degli

altri.

Nella libera professione, in assenza di albo professionale, poi persiste il Far West con il proliferare di corsi e

corsetti che abilitano Istruttori senza titolo universitario, promossi anche da enti riconosciuti (UISP, CONI ed

altri) o da sedicenti “scuole di formazione” e rivolti a chiunque. Le palestre dovrebbero occupare soltanto

laureati in SM ma di fatto ci lavora chiunque ed anche nei Festival di Fitness e Welness c’è la corsa ad imparare

quel metodo per poter avere spazio nel mondo del lavoro, indipendentemente dal titolo di studio (che

comunque non è richiesto per accedervi).

Il laureato in SM ha la preparazione scientifica e culturale per collaborare con altre figure professionali

sanitarie, prime fra tutte i medici pediatri, MMG e specialisti (ortopedici, fisiatri, geriatri, internisti, cardiologi,

medici dello sport, medici del lavoro, ecc.) con propri programmi di esercizio fisico preventivo, compensativo

e adattato. Invece, almeno in Toscana, siamo di fatto discriminati in quanto nei centri medici e fisioterapici

e nelle strutture sanitarie non ci è permesso di condividere gli spazi con altri professionisti e addirittura

l’accesso alla struttura deve essere differente (per non creare confusione tra i ruoli). Ne parlo con cognizione

di causa come creatrice e responsabile del Centro Attività Motorie finalizzate alla prevenzione e al recupero

funzionale post riabilitativo, della ASL Versilia, inaugurato dall’allora assessore alla Sanità della Regione

Toscana Enrico Rossi, un centro di eccellenza unico in Italia, dove abbiamo portato avanti importanti progetti

che riguardavano vari campi di applicazione dell’esercizio fisico e dell’igiene comportamentale con progetti

con la Medicina del Lavoro, dello Sport e l’Ortopedia; il centro è rimasto aperto dal 2000 al 2008 quando,

appunto per la normativa sopra citata, è stato chiuso.


Le problematiche delle Scienze Motorie in Italia affondano le radici nel dopoguerra e il fatto che

siamo stati l’ultimo paese della Comunità Europea a convertire in qualche modo (a costo zero) gli Istituti

Superiori di Educazione Fisica (ISEF) in corsi/facoltà universitarie con pochissime cattedre sulle materie

“professionalizzanti”, la dice lunga sulle dinamiche che hanno da sempre creato ambiguità nella

preparazione, nel profilo professionale e negli sbocchi occupazionali del professionista che, unico, si

dovrebbe occupare di attività fisica e sportiva con finalità educative, preventive e compensative.

Per semplificare farei un distinguo tra:

- problematiche nazionali

- problematiche professionali

- Problematiche proprie del nostro Corso di laurea


Problematiche nazionali

Lo sbocco occupazionale principale dei diplomati ISEF era l’insegnamento scolastico nelle scuole medie

inferiori e superiori, perché nella scuola primaria (ahimè) l’insegnamento dell’educazione fisica mai è stato

nostro ed anche adesso è affidato ai maestri e alla “promozione sportiva”.

Nello sport ha sempre comandato il CONI varando e imponendo i propri “maestri dello sport”, “allenatori”,

ecc. Anche adesso il CONI ha propri Istituti di ricerca, di formazione, ecc. ecc. ai quali l’Università attinge non

avendone di suoi, aumentando in questo modo il suo prestigio e potere.

Il movimento inteso come mantenimento della salute (prevenzione primaria) è affidato a chiunque e il

mercato dei corsi per acquisire “brevetti” di istruttore di vari metodi è sempre più florido. Nei centri fitness

è indispensabile aver acquisito i “metodi” di moda e non la laurea; il fatto di dover avere come responsabile

un laureato in Scienze Motorie è di fatto disatteso e non ci sono controlli efficaci.

Oggi, accanto a questi “istruttori” di fitness, si affacciano i Medici dello Sport che prescrivono l’esercizio fisico

come “terapia” (vedi bando master di II livello in Medicina dello Sport, valutazione funzionale semplice e

complessa e prescrizione dell’esercizio fisico A.A. 2009-2010), servendosi come “operatori «di personale

qualificato” (istruttori CONI, ARCI UISP, laureati in Scienze Motorie, indifferentemente).

I fisioterapisti propongono “l’esercizio terapeutico”, tracimando nel campo della prevenzione primaria e

secondaria propria del laureato in SM.


Problematiche professionali

- Le prestazioni erogate da professionisti con laurea sanitaria non sono soggette ad IVA,

sono riconosciute dalle compagnie assicuratrici e possono essere detratte dalla dichiarazione dei redditi.

Quindi nell’esercizio della libera professione, nel campo preventivo e compensativo, il laureato in Scienze

Motorie è penalizzato a vantaggio del fisioterapista e di altre professioni sanitarie nel movimento applicato


al recupero post riabilitativo, alla malattie croniche e degenerative, ecc. che invece dovrebbe essere un

settore di nostra competenza nell’ottica di un progetto multidisciplinare.

- Oggi le cattedre scolastiche sono sature, il mondo dello sport è sempre del CONI, il

movimento inteso come “salute” è appannaggio delle lauree sanitarie (medici, fisioterapisti, osteopati,

podologi, ecc.).

- I corsi AFA (Attività Fisica Adattata per gli anziani), che tanto vengono decantati come

non appartenenti alla sfera sanitaria, di fatto sono appannaggio dei dipartimenti di Riabilitazione o di Igiene

delle ASL, organizzati dai fisiatri e fisioterapisti ed infine destinati ai laureati in SM pagati 8,00 euro lordi l’ora

(!) ma anche ad “istruttori” non ben identificati appartenenti alla UISP, società sportive, ecc. Ma allora i nostri

Laureati con laurea triennale e con laurea Magistrale, a cosa servono?

Da alcuni anni ai corsi AFA generali si sono aggiunti in corsi AFA SPECIALI rivolti ai pazienti con morbo di

Parkinson, estiti di ictus, ed altre patologie di competenza esclusiva dei TdR (terapisti della riabilitazione);

ebbene, per comodità e perché vengono pagati meno dei TdR, i laureati in Scienze Motorie vengono istruiti

ad hoc con un corso interno alle ASL e viene data loro l’opportunità di trattare anche i pazienti con tali

patologie, quindi, vengono impiegati ma senza titolo e senza rischio di abuso della professione sanitaria(!).

Riguardo al compenso orario il laureato in SM è sottopagato e sottooccupato e riguardo ai partecipanti ai

corsi AFA pagano soltanto 2,00€ a seduta e 3€ nei corsi speciali, senza fattura.

In questo si ravvisa lo sfruttamento, l’istigazione al lavoro nero e all’evasione fiscale.


Problematiche proprie del nostro Corso di laurea


Nel panorama nazionale abbiamo sia Corsi di laurea che Facoltà di Scienze Motorie in numero considerevole

rispetto agli ISEF e molti iscritti. Poi si sono aggiunte le lauree magistrali e vari Master e i nostri studenti

hanno a disposizione un considerevole panorama di offerte formative.

Per arrivare a cosa? Ad una migliore preparazione e cultura? Ad una sicurezza e chiarezza

di sbocchi occupazionali?

Nel nostro Ateneo siamo fortunati perché abbiamo alcuni docenti di materie “professionalizzanti” strutturati,

ma sono pochi in tutta Italia rispetto alla stragrande maggioranza di docenti provenienti (a costo zero) dalle

varie specializzazioni della Facoltà di Medicina che, non avendo le idee chiare su cosa andranno a fare gli

studenti (e come criticarli, visto che le idee chiare non ce l’ha nessuno....), non adattano alle Scienze Motorie

i propri insegnamenti creando ancora più confusione nelle aspettative degli studenti.

In un periodo storico in cui l’esercizio fisico è inserito nei programmi di salute pubblica in tutto il mondo è

indispensabile in Italia definire finalmente con chiarezza chi è e in quale ambito può muoversi con diritto

l’unico professionista preparato allo scopo, il laureato in Scienze Motorie, identificarlo e proteggerlo con un


proprio albo professionale assicurandogli un decoroso ambito lavorativo anche con riconoscimento al pari di

altre professioni sanitarie con le quali può e deve collaborare in équipe.

Solo in questo modo è possibile proteggere tutti i cittadini che desiderano per sé e per i propri figli praticare

esercizio fisico o ai quali il medico prescrive il movimento per mantenere uno stato di salute e apprendere

corretti stili di vita ma anche come coadiuvante per tutte le innumerevoli sindromi e patologie soprattutto

croniche e degenerative che trovano vantaggio con il movimento adattato, ben studiato e ben condotto.





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