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Scienze Motorie _ Sapere, Saper Fare, Saper Far Fare



Partiamo da un assunto incontrovertibile: nelle Scienze Motorie, e non solo, auspicheremmo tutti di esigere il massimo in tutte e tre le abilità. E chiaramente ambiamo a raggiungerlo, per tutte. Con inconfutabili e chiari vantaggi.


Ma credo che, analizzandole una alla volta, potremmo avere le idee più chiare.


  • SAPERE: secondo me la più sottovalutata, ma meritatamente sottovalutata. Il problema è che si parte spesso da un sapere mnemonico. Magari si studia e si comprendono (MAGARI!) delle nozioni, magari si capisce il modello fisiologico e prestativo di uno sport (MAGARI!)...ma poi si è incapaci di unire i puntini. E così facendo, pur con un medio bagaglio di conoscenze, non si sa mai quando usarle. Tuttavia, se invece ad accompagnarle ci fosse la LOGICA, cambierebbe tutto. La logica è un'arma micidiale, che se accompagnata dalla conoscenza, genera capacità di risoluzione dei problemi. In QUALSIASI SITUAZIONE.

  • SAPER FARE: la più sopravvalutata, figlia di un modello di istruzione ora spesso inutile, cavallo di battaglia di chi non distingue un bicipite da un kebab (tutto tranne cipolla) e denigra chi "SA SOLO TEORIA". Naturalmente, se dovessi per esempio mostrare la tecnica di nuoto, chiamerei subito Phelps. Non solo, Phelps, sarebbe a conoscenza di tutte le sensazioni che si provano durante i vari tipi di allenamento, ed avrebbe un bagaglio esperenziale stratosferico. Il problema è che poi bisogna allenare. In vari sport abbiamo allenatori che non sono stati certamente dei fenomeni in quello sport (Sacchi, Klopp, Mourinho, Messina, Velasco...), ed altri che invece sono stati fuoriclasse assoluti da atleti, ma hanno per ora fallito come allenatori (Van Basten, Maradona, Matthaus...). E non mi risulta che vi siano PREPARATORI che siano stati CAMPIONI, forse c'è qualche eccezione, ma non è certamente la regola. Saper fare sicuramente aiuta, ma non è determinante. E qui cito ARRIGO SACCHI: "Un fantino non è mai stato un cavallo".

  • SAPER FAR FARE: forse quella su cui si investe meno. La bellezza di questa abilità è che non comprende solo doti di conoscenza o tecniche di un dato sport, ma anche capacità psicologiche, comunicative e di ADATTAMENTO al contesto. Inutile sapere tutto, saperlo fare, ma essere incapaci di gestire gli atleti o anche i non-atleti, soprattutto in quanto ESSERI UMANI. Inutile aver preparato il programma migliore, il quale necessita però di macchinari o spazi che NON si hanno a disposizione. Inutile provare solo su voi stessi: voi avete doti e motivazioni uniche, che altri possono NON avere. E gli effetti cambiano.


Tentate di arrivare al massimo in tutto. Ma, non fosse possibile, scegliete bene i vostri obiettivi.


Dott. Giuseppe Coratella - Professore Associato presso Università degli Studi di Milano

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